Il centenario della nascita di Italo Calvino (15 ottobre 1923 - 19 settembre 1985) ci dà occasione di riflettere su come questo grande scrittore abbia segnato un passaggio di alto livello nella narrativa italiana, nella sua grande versatilità di linguaggi, generi letterari, capacità di lettura dei contesti sociali della sua epoca. Se leggiamo la sua opera in relazione a quella di un altro grande narratore, Dino Buzzati (16 ottobre 1906 – 28 gennaio 1972), anch’egli prodigioso nella varietà di tematiche, in una fantasia creatrice di valore assoluto, possiamo comporre gli elementi di un percorso di ricerca nella vicenda umana di due intellettuali assolutamente laici e non credenti, che hanno dato prova di una capacità di scandagliare l’animo umano che merita di essere interpretata con gli strumenti dell’antropologia cristiana.
I temi su cui struttureremo il nostro lavoro sono vari e articolati. Il rapporto tra razionalità e ricerca esistenziale; l’uso della letteratura fantastica, dei simboli e dell’allegoria nel descrivere e decifrare l’umano; la precarietà della vita: l’attesa degli eventi e il rapporto con la dimensione della natura e della storia; la costruzione della città umana e delle relazioni sociali; i riferimenti al Divino da non credenti (“Dio che non esisti, io ti prego”).
Introdurremo rimandi anche a altri esponenti della letteratura fantastica come Tommaso Landolfi e Juan Rodolfo Wilcock.
In particolare prenderemo in esame i seguenti testi:
Italo Calvino: Marcovaldo, ovvero le stagioni in città
Le città invisibili
Il castello dei destini incrociati
Palomar
I nostri antenati (Il visconte dimezzato, IL barone rampante, Il cavaliere inesistente)
Dino Buzzati: Il deserto dei tartari
Il meglio dei racconti
Le notti difficili
Il colombre e altri 50 racconti
Il panettone non bastò. Scritti, racconti e fiabe natalizie
