L’Istituto offre la possibilità di frequentare i corsi di laurea triennale, i corsi comuni della laurea specialistica e quelli dell’indirizzo pedagogico-didattico sia nella sede fiorentina che nei poli di Arezzo, Pisa e Siena attraverso la Formazione A Distanza (FAD) che viene svolta in maniera sincrona secondo quanto previsto dalle morme emanate dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica.
La didattica FAD proposta dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana prevede che il docente titolare del corso svolga la lezione in sede o in uno dei poli mentre nei poli sono presenti docenti collaboratori o tutor che facilitano la fruizione delle lezioni e collaborano alla didattica, fin dalla programmazione dei corsi.
Le lezioni dei corsi di specifici degli indirizzi “Cristianesimo e religioni” e “Pastorale ministeriale” si svolgono in modalità tradizionale presso la sede di Firenze, quelle dell’indirizzo “Arte Sacra” esclusivamente presso il polo di Arezzo.
Norme FAD Congregazione Educazione Cattolica
Estratto delle norme del regolamento riguardanti la FAD
Ecco le parole di mons. Ignazio Sanna, presidente del Comitato per gli studi superiori di teologia e scienze religiose in occasione del seminario di studi su metodi e tecniche per la didattica in formazione sincrona a distanza (Fad), promosso dal Servizio nazionale per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose della Conferenza episcopale italiana, in collaborazione con il Centro di ricerca Cremit dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
“L’introduzione della Fad (Formazione A Distanza) vuole garantire la formazione accademica di chi risiede in luoghi distanti dalle loro sedi centrali. L’insegnamento in questi Istituti viene erogato con una nuova didattica, che coinvolge tutta la comunità accademica: docenti, tutor e studenti”. Prosegue ancora mons. Sanna: “Il seminario di studi proposto dal Servizio nazionale della Cei per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose offre a tutte le persone coinvolte a diverso titolo nel processo formativo l’acquisizione di metodi appropriati di insegnamento”. In particolare, conclude il vescovo: “L’attenzione riservata alla formula laboratoriale mira a favorire l’ascolto, la conoscenza e lo scambio delle esperienze tra gli Istituti, nel segno della collaborazione che contraddistingue il percorso condiviso delle Facoltà teologiche italiane”.